sabato 9 giugno 2012

Meditatio I-II "COS'E UNA STORIA"


MEDITATIO I-II

 COS ' E  UNA  STORIA

Sono sempre stato un passionista di ciò che possiamo definire arte, cultura e più generalmente ciò che amiamo chiamare "opera", con chiaro riferimento al complesso generico di generare dopo un atto di percezione e assimilazione un oggetto che possa essere definito come tale.
L'arte non ha pochi principi ma non possiamo neanche definire ch'essi possano essere tanti, soprattutto se applichiamo alla nostra metodologia di approccio un interesse minimale nelle funzioni di catalogazione che usano differenziare noi, passionisti, dai tirocinanti professionisti. 
Come detto non amo assumere su di me un patronimico artistico né appellarmi come un esperto in materia,  ciò perché io non sono uno storico, ciò non vuol dire ch'io non possegga memoria, ma per il semplice uso di distanziarmi da ogni gelida funzione catalogatrice che ricopre come un velo la memoria vivisezionatrice di archivi, o le lezioni dei suddetti esperti, per tale rifiuto io non posso definirmi tale. Anzi penso invero che lo storico limiti la conoscibilità dell'opera a mere funzionalità da essa svolta, impedendo una visione del particolare che solamente il terzo occhio del subconscio umano è in grado di leggere, tale che quella che noi possiamo definire una proiezione astrale innalzatasi dalle ceneri dell'animo umano spinge per questa sua piccola peculiarità a ricercare un opposta verità che ne capovolga il senso, ristabilendo così, in un modo quasi del tutto esplicito, quel rapporto che spacca in due il reale fra naturale e fantastico, fra divino e diabolico. 
Allora mi chiedo, se sia giusto conoscere ma la risposta che ne sovviene è che è giusto conoscere, ma la conoscenza generata dall'ascolto non vale il cogito di una candela se non siamo in grado di indicare la direzione da cui proviene il suono udito ed è forse per tale motivazione che l'manità tutta mi risulta così impoverita e così sottomessa alle leggi di quei principi che solamente uno storico è in grado di stabilire, e lo ripeto tutt'ora a me stesso; la storia nella sua irreale cosienza priva di ogni consapevolezza, la raccolta la selezione di ciò che più ci aggrada e l'eliminazione dell'intruso, di quell'imperturbabile verità così profondamente radicata nel nostro più profondo sostrato psicologico, e la negazione, l'esclusione, è ciò che caratterizza il nostro bel mondo, scempio e disordinato .  Allora l'orrenda domanda : la storia ha forse orrore dei suoi paradossi ? 
Esiste un presente tale che possa essere contraddistinto e praticato nel suo collettivo cammino di esplorazione ? E' il nocciolo di ques'edera ad impedirci lo svelarsi della trama tutta dinianzi ai nostri occhi, o essa è l'involuttuosa involontà di decouvrire i nostri più ossuti e placidi sogni ? Ma sogno è incubo e il nucleo si rovescia, ovunque tu volti la sfera o la poggi o la orienti la faccia è la medesima, cambia la superfice, sporca e graffiata dall'incontro con un lastrone o una pozzanghera ma vi permane uno stato d'invariabilità, il senso è uguale a se stesso ma non il fulcro del suo autorigenerarsi nel petto di chi proclama o declama: la verità ha molte sfumature ma noi sappiamo ben distinguerla dal falso, come potremo pensare e credere, ma la verità storica, sociale, culturale, religiosa non permette che ciò avvenga, grazie alla natura coeva della duplice  presenza esiste l'altro il diverso, colui che ci riflette e ci racconta, e la verità non sussiste in quanto monodico suono di un epos disgraziatamente incolore ma nel sapersi scoprire dinanzi all'altro mostrando anche le nostre innominabili disgrazie.
Vivere è arte e arte è il suo continuo generarsi in questo suo obscuro transiti da un concetto all'altro. 
Ma qual'e il senso di tutto ciò, il che mi conduce a domandarmi perché io stia scrivendo "tutto ciò" ?
"IL CIO" che mi spinge a scrivere è il dare un ammonimento : leggere udire o guardare, ma senza smettere mai di cercare, poiché è solo con la ricerca perpetua che noi siamo in grado di crescere e raggiungere così le più alte vette dell'essere umano poiché la storia, non è altro che un gioco di riflessi e paragoni, chi attende il verificarsi di un azione perpetratasi nel tempo ipoteticamente possibile è uno sciocco o uno stolto.

Tirre Böære Ralemsa 

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