giovedì 31 maggio 2012

Meditatio I°

Piccole meditazioni
 Un concetto di magia

I° parte :

Dare una definizione di magia è cosa che risulta complessa in un sinolo sociale come l'attuale, perciò ricadere in teorie e/o disgressioni intorno all'affermazione/negazione dell'argomento risulta una prova valida per chiunque voglia cimentarvisi.
La prospettiva con la quale possiamo porci in una visione completa del soggetto magico in ambito culturale risulta essere di carattere duplice, possiamo scegliere se porci di fronte ad esso come storici, o comunemente, come spettatori  catalogatori di un patrimonio etnologico che và oltre le nostre costruzioni ciclopiche, legate ad una più vasta distesa dell'argomento in un contesto plurimo quale può essere detta una certa Interculturalità Comparativa .
Di norma i due modelli si fiancheggiano e si spalleggiano agilmente, districandosi ed incanalandosi in un complesso brodo da cui estrarre contenuti più che validi, vuoi per la loro varietà, vuoi per la loro capacità di esprimersi e di confrontarsi, non solo in ciò che comunemente è stato, a cui diamo ampio valore mnemonico, ma in ciò che è divenuto in quanto tale nel movimento più che attuale della nostra contemporaneità.
Modernità e passato in fondo non fanno altro che gareggiare in una maggiore e più possibile sintesi in funzione di un derivabile futuro, ma esso rischia di perdere rimembranza e di conseguenza, rinnovamento in ciò che tra i due vi viene astratto .
Anche se i miei toni possono sembrare strettamente connessi ad un eloquenza stilistica improntata sullo sviluppo didattico di un argomentazione, non mi pongo alcun auspicio se non quello di una condivisione, e soprattutto, di una messa in crisi di un determinato modello di valutazione dello stesso .
Non voglio dilungarmi e ne ho la possibilità o la capacità di farlo, mio desio è solamente comprendere come e quando muovere i tasselli di un elemento in direzione di un altro, non con la volontà di appoggiarmi ad uno o all'altro, ma ponendoli in confronto come una  sola comparatività può osare e abbandonando entrambi nel proprio contesto d'origine, in maniera tale da fuggire ogni mania compulsiva che mi porti a teorizzare o a spostarmi su argomentazioni differenti che conducono al baratro del solipsismo contemplativo cui magior difetto e tentazione diviene il tentativo speculativo .
Il concetto di magia è oltremodo complesso ma ciò che possiamo dire di esso è come la sua comunanza e derivazione possa derivare da un concetto di superstizione o sopravvivenza.
Sappiamo che il termine superstizione derivato dal latino superstizio pone la sua etimologia nel significato di una testimonianza, da super states a super stes,  testimoniare ma essere  soprattutto testimoni di un qualcosa che inesorabilmente ci conduce ad una presenza in un contesto la cui fondamentale narrazione deriva da una presunta osservazione. Nella "nostra" contestualizzazione storica è Cicerone, da noi qui citato liberamente, a dialogarne nel suo De natura Deorum(II, 28) evidenziandovi un primo tratto disgiuntivo fra la memoria, costume ed opus di un determinato contesto socioculturale, e l'estrapolazione superficiale di una determinata meta funzionalità, che collocata nella religio crea una disgressione velata dei contenuti riunificativi, di cui si fa carico il termine re legere, nel più profondo inseguimento di un favore privato. Dunque è nella superficialità, intesa secondo il significato di superfluo, che la superstizione si colloca come estrazione di valori fortemente maieutici in un contenuto prettamente più funzionale che forza la materia del reale nell'esasperazione del significato, il quale è quadruplicato nel formalismo gestuale . Nell'opera di Lattanzio retore romano convertitosi al nuovo culto cristiano verso il 300, si denota come il passaggio degli stessi oggetti vada, ad speculationem, incastrandosi nel più ampio valore del convergimento e assottigliamento di valori la cui denotazione varia nel nuovo sedimento culturale, relegere diviene re legare che va ad intendere l'azione ben diversa, sia per funzione che per culto, di unire, in cui il termine adatto sarebbe forse il creare un legame nuovo ; difatti è in esso il termine stesso del re legere, ad assumere non più il significato di riunire, addotto ad un oncetto largamente differente di religio nella comunione Olimpica, la cui azione andava intesa nella risonanza ritualistica fra entità opposte ma riunite, se non vincolate, da quel paradigma assoluto di cui lo stesso mitico monte si fregiava sotto il pilastro ordinante dell'intellezione divina, equilibrium rappresentato da Zeus . Il concetto di superstitio ciceroniano è un portare perenne zavorra nella fuga che più tardi vedrà il campione della piétas latina sorreggere il vecchio anchise, ma attenzione, mi scuso  per questa speculazione sottile, l'elemento della cecità, della curvatura, è postura, e la postura è derivabile dal proseguimento, dall'accettazione del fardello, esso cade ad ogni passo finché ha raggiunto la fine del proprio cammino, non è un ombra ciò che portiamo in spalla, ma è l'evidenza del nostro ego che nel farne carico in funzione di un construtto ben più vario cresce con esso, il superstizioso non ha il coraggio di sorreggere tale peso ed è il timore, non reverenziale, ma funzionale ad una più complessa economia divina a sorreggerlo. Dunque non è Enea a sorreggere Anchise ma è lo stesso farne da conduttore, la tomba di Anchise sarà sempre ricnoscimento di una testimonianza  a cui sempre farà riferimento l'essenza profonda della sopravvivenza e questo sopravvivere, la facoltà di testimoniare il passaggio dal vecchio al nuovo è la metafora di passaggio in un mondo che fondamentalmente non cambia ruota solo su stesso, perché come afferma Isidoro di Siviglia nelle sue Etymologiae(X, 244) :  "sono chiamati superstiziosi  coloro che pregano o sacrificano tutti i giorni affinché i figli sopravvivano loro". 

T.B. Ralemsa
T.B. Ralemsa © Copyright . All Rights Reserved.

Nessun commento:

Posta un commento